Io, trafficante di virus by Ilaria Capua

Io, trafficante di virus by Ilaria Capua

autore:Ilaria Capua [Capua, Ilaria]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Science & Technology
ISBN: 9788858688861
Google: xlVFDgAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-03-14T23:00:00+00:00


Inizia così la mia prima e unica campagna elettorale. Le elezioni politiche si tengono il 24 e il 25 febbraio: abbiamo appena un mese e mezzo e io, come è ovvio, non sono assolutamente preparata per quello che mi aspetta. Perché è vero il contrario di quello che di solito si dice: la politica è la prosecuzione della guerra con altri mezzi, se esci allo scoperto armato di fionda contro un carro armato, è abbastanza sicuro che sarà un macello. Questo però noi candidati alle prime armi non lo sappiamo ancora, ci sentiamo tanti piccoli Davide fiduciosi nella loro mira; il 19 gennaio presentiamo le liste al Kilometro rosso, un distretto scientifico-industriale creato a Bergamo da Alberto Bombassei, imprenditore-mago della meccanica di precisione e tra i primi e più solidi sostenitori del pensiero montiano. Riunite ci sono tutte le anime del movimento: personaggi più o meno potenti, più o meno idealisti. Mario Monti e gli altri leader fanno i loro discorsi poi scattiamo una bella foto insieme; io sono accanto a Paolo Vitelli, un sorridente ed efficiente signore che fa a sua volta l’imprenditore del settore nautico e che avrò modo di conoscere bene. Anzi, ancora non lo so ma con lui dividerò molto, moltissimo.

Poi inizia la campagna vera e propria ed è tutto un altro paio di maniche. Sono tranquilla e serena, il mio pensiero è questo: se mi eleggono bene, altrimenti bene lo stesso, saluto tutti e me ne vado. Del resto fare il parlamentare non è mai stato il mio obiettivo. A poco a poco però mi rendo conto che sono in un gioco nuovo, del quale non conosco le regole.

Il partito nasce dall’incontro di tre personalità: Monti, Montezemolo e Riccardi, che rappresenta l’ala cattolica particolarmente forte in Veneto. All’interno ci sono varie sottocorrenti, personaggi, protagonismi, in un equilibrio fragile quanto precario: ogni volta che apro bocca – mi dicono gli organizzatori della campagna – devo attenermi alla linea del partito, altrimenti rischio di mandare tutto all’aria. Non sono preparata, non ho esperienza di militanza politica. Vengo ripresa dagli attivisti per alcune affermazioni pubbliche, espressioni del mio pensiero laico. La sensazione di straniamento cresce di fronte alle rivalità e alle guerre interne, modi e obiettivi che non mi sembrano proprio in linea con il rinnovamento che proponiamo. Per esempio – e chiedo scusa per l’ingenuità – ho scoperto che di fazioni cattoliche ce ne sono tantissime, paradossalmente più in guerra l’una contro l’altra che in guerra contro i cosiddetti avversari. Ma pensa tu.

Tant’è, questa è la democrazia: «sangue e merda» diceva Rino Formica, un politico della prima Repubblica. Me lo dice un giornalista: con il suo occhio clinico deve essersi reso conto anche lui quanto mi sento un pesce fuor d’acqua. In teoria è giusto così, penso, non siamo noi tecnocrati a dover decidere, ma il popolo. Ma cosa vuole il popolo: davvero un’Italia migliore? Un episodio mi fa riflettere. Un giorno mi organizzano un incontro con i coltivatori diretti e gli allevatori di un paesino della



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